La miomectomia in laparotomia di Valentina

Questo mi scriveva Valentina prima di sottoporsi a miomectomia laparotomica per la rimozione del suo fibroma.

Intanto un caro saluto a tutte e un grazie per il servizio che fate verso altre donne che come me si trovano nella vostra situazione e sono terrorizzate per ciò che devono affrontare.
Mi chiamo Valentina ed il 7 giugno sarò sottoposta ad un intervento di miomectomia in laparotomia per rimuovere un fibroma sottosieroso di 9 cm e spero sia solo quello visto che ho già avuto il piacere di diventare mamma 2 volte con 2 tagli cesari per cui nonostante il mio ginecologo mi abbia già detto che farà il possibile per salvare il mio utero non ha escluso che debba togliere anche il resto, tutto dipenderà da quello che troverà una volta aperto.


Ho piena fiducia in lui, avevo 19 anni la prima volta che mi ha visitata e oggi ne ho 37, con me non ha mai sbagliato, anche nella scelta di non darmi mai anticoncezionali visto che in entrambe le gravidanze mi è venuta la colestasi gravidica (il mio fegato non riesce a tenere la carica ormonale e riversa sali biliari nel sangue che possono provocare la morte del feto e la cirrosi epatica alla madre) ma sono ugualmente terrorizzata, dormo più, mi faccio mille domande, non sopporto più chi mi sta intorno e mi dice frasi fatte tipo “ così ti togli il pensiero” ma sto diventando anche insopportabile con mio marito che mi ama così tanto da sopportare ogni mio scatto d’ira…vi prego aiutatemi perché così al 7 rischio di non arrivarci

Ed ecco la sua bella testimonianza dopo l’intervento..

Si sto decisamente meglio, il mio utero è stato salvato e nonostante non sia stata una passeggiata( mi dicevano essere come un cesareo ma anche no) e ho avuto una complicanza a causa di un’ infezione virale (presa probabilmente in sala operatoria) all’orecchio che mi ha colpito il nervo vestibolare (il mondo intorno a me girava anche ad occhi chiusi) e che non hanno potuto curare perché ero sotto eparina è passata.

Grazie sempre per tutto 

L’unica cosa che mi ha lasciato è un senso di disagio/oppressione il primo giorno di ciclo cosa che io quando arrivava non me ne accorgevo nemmeno.

Grazie mille Valentina per la tua testimonianza, che senz’altra sarà utile a chi stà vivendo una situazione simile alla tua.

Paola dopo Esmya sceglie l’embolizzazione

Sono sempre felice quando posso pubblicare qualche vostro bel lieto fine .. Eccola qua, la storia di Paola, e dei suoi fibromi.

Salve mi chiamo Paola e ho quasi 45 primavere!!

La mia disavventura con i fibromi inizia per puro caso durante una visita ginecologica circa 6 anni fa. Il ginecologo ospedaliero esordisce dicendo che avevo un fibroma sottosieroso di circa 5 cm (a dire il vero nn sapevo di cosa parlasse e ho temuto il peggio) , decisi quindi che era arrivato il momento di consultarmi con un ginecologo esperto in materia, il quale mi tranquillizzo’ e disse che bastava tenerlo sotto controllo con visite periodiche. Fin qui tutto bene anche perchè ero asintomatica!!..

Il seguente anno mi suggerì di mettere una spirale medicata , indicata per il trattamento dei fibromi, ma ahimè da quel momento è iniziato la mia disavventura quasi infinita!!!… Avevo continuamente spotting, ero irritabile, quasi da non riconoscermi più… tanti alti e bassi , mi sembrava di essere sulle montagne russe!! Questa situazione è andata avanti per circa due anni, nel frattempo il mio fibroma cresceva… non stracresceva ma andava avanti per la sua strada!! Fino quando un bel giorno di circa 3 anni fa ho avuto la sensazione di un rubinetto aperto che nn riusciva a chiudersi… sono stati giorni tremendi, ho più volte creduto di nn riuscire a farcela , fino a quando mi hanno dovuto ricoverare!!


E niente era successo che il mio sistema immunitario nn avendo mai accettato un corpo estraneo lo aveva aggredito fino a che il mio corpo nn lo aveva espulso… infatti in ospedale durante l’isteroscopia era venuto fuori che nn avevo più la spirale in sede… ma che al suo posto c’era un coagulo della grandezza di un cocomero che presentava un cordone cementato nelle pareti uterine e quindi che nn riusciva ad espellere… un caso unico al mondo, a dire del mio medico!!


Risolto questo problema è venuto fuori che il fibroma non era più da solo, ma in compagnia di altri 2 più piccoli ma pur sempre di 6 e 4 cm… in pratica avevo un utero di circa 16 cm, 3 volte più grande di quanto dovesse essere!!
Decidemmo di aspettare che si sbloccasse la situazione di Esmya e iniziai il trattamento… tutti e 4 i cicli per 18 mesi di cura… durante il trattamento i miei sintomi migliorano tantissimo, non avevo più emorragie… anche se la paura la porto ancora dentro di me.. e credo nn mi abbandonerà mai!!!


Ahimè però finito il trattamento… era il febbraio scorso … un po’ prima del lockdown… la breve e felice parentesi Esmya ha lasciato spazio a mesi di angoscia e paura… praticamente vivevo in funzione di cicli che si susseguivano sempre più…. fino a ott 2020 quando sono riuscita ad embolizzarmi sotto consiglio del mio medico.


L’intervento in se’ è stato facile… ma il post/operatório nn lo auguro a nessuno… sono stata malissimo, forse X’ avevo dei maledetti che erano troppo grandi e quindi più dolorosi!!


Ora sono trascorsi già 3 mesi e Sto decisamente meglio… i cicli da subito si sono ridotti in intensità di flusso anche se sono ancora lunghetti… ma secondo il chirurgo che mi ha trattato è tutto nella norma… dopo il 1 controllo risultavano del tutti devascolarizzati e diminuiti di già circa 2 cm…. adesso sono in attesa di altre visite…. ma sono molto ottimista e fiduciosa… e lo consiglio vivamente a tutte quelle che come me vivono quest’incubo… Perchè rimandare un problema che si può risolvere in maniera definitiva?!?… Riappropriamoci della nostra vita e della nostra vitalità!!!!


Grazie mille per avermi confortato nei momenti più bui!

Hai ragione Paola, riappropriamoci della nostra vita, senza aspettare ancora. Con coraggio e determinazione!

L’intervento di Cristina: la laparotomia e il post operatorio

Cristina ha 41 anni e mi ha scritto tempo fa per raccontarmi del suo fibroma di 10 cm. Quando mi ha scritto era seguita presso l’ospedale di Carate Brianza (MB) e li le avevano prospettato una miomectomia, in laparotomia o laparoscopia.

Il suo desiderio era quello di liberarsi del fibroma nel più breve tempo possibile per poter finalmente pensare ad una gravidanza. Mentre era alla ricerca di informazioni ha parlato al telefono con una ginecologa di Bergamo, amica di una sua amica..

Mi ha dato delle informazioni interessanti che penso possano interessare anche altre. Mi diceva che nel mio caso è più indicata la laparotomia, sia per le dimensioni del fibroma, sia perché il chirurgo riesce a lavorare meglio ad addome aperto, facendo una migliore sutura dell’utero. Nel lungo periodo, infatti, la laparoscopia ha creato problemi in particolare in chi -come me – cercava gravidanze future, perché il rischio di rottura dell’utero in gravidanza era più elevato in caso di laparoscopia. Riguardo le nuove tecnologie (embolizzazione e ultrasuoni) mi ha detto che non le conosceva bene, ma che anche in questo caso bisogna considerare che non si conoscono gli effetti nel lungo termine.

Mi ha poi consigliato alcuni colleghi della mia zona, citando in particolare il primario del San Gerardo di Monza, un ospedale dove – mi diceva – la chirurgia era fatta bene. Quando poi le ho citato la dott.ssa Locatelli, primario di Carate Brianza, mi ha risposto che la conosce ed è molto brava. “Sarebbe l’ideale” mi ha detto. Ho quindi cercato subito di prenotare una visita da lei, privatamente. Ho trovato posto subito. Mi ha fatto una buona impressione, è calma, pacata, attenta alla persona. Anche lei mi ha consigliato la laparotomia.Mi ha messo subito in lista d’attesa urgente, in modo da poter poi iniziare a cercare una gravidanza, passati i sei mesi dall’operazione. Mi ha detto che dovrebbero chiamarmi già da fine agosto e che mi opera lei.

A distanza di tre mesi, Cristina può festeggiare il suo lieto fine, e dedicarsi al suo progetto di maternità!

Le cose si sono evolute bene! Pubblica pure quello che ti racconto!

Le cose sono andate così: i primi di luglio ho prenotato una visita privata dal primario di ginecologia di Carate Brianza (MB), la dott.ssa Locatelli. E’ una dottoressa molto umana, pacata, ti mette a tuo agio. Me ne avevano parlato bene altre due ginecologhe, sia dal punto di vista umano che professionale e chirurgico. Dopo la visita, mi ha messo subito in lista d’attesa “urgente” per togliere il fibroma. Mi ha prospettato una laparotomia, anche per le dimensioni del fibroma (10 cm, intramurale sottosieroso).


A questo riguardo, qualche giorno prima avevo avuto un colloquio telefonico con una ginecologa che conoscevo, che mi ha confermato che la laparotomia è più adatta della laparoscopia soprattutto per le donne che progettano gravidanze future: il chirurgo infatti ha più possibilità di movimento nella sutura dell’utero, riesce a fare un lavoro più preciso e più resistente alla gravidanza successiva. E’ capitato infatti che si verificassero casi di rotture di utero a seguito di una laparoscopia. Sono stata chiamata dall’ospedale a metà agosto e il primo settembre ho fatto l’operazione. La mia paura più grande erano l’anestesia totale e l’intubazione, oltre a eventuali complicanze.


In realtà è andato tutto bene: ho tolto quasi 4 etti di fibroma e mi hanno fatto una sutura “a triplice strato”, adatta a chi vuole poi avere una gravidanza. Ho perso molto sangue, per questo mi hanno prescritto le pastiglie di ferro per un mese. Per colpa del Covid, non è stato possibile avere accanto nessuno per tutta la durata del ricovero, ma a dire il vero ero così stanca che non avrei voluto molta gente attorno.

Devo fare una piccola nota di disorganizzazione all’ospedale: durante il prericovero, mi avevano assicurato che avrebbero telefonato, a fine intervento, a mio marito per informarlo dell’esito dell’operazione. Invece non ha ricevuto nessuna chiamata, i miei familiari si sono preoccupati molto, tanto che alla fine mio marito si è presentato di persona in ospedale, piuttosto arrabbiato, e le infermiere lo hanno fatto entrare per qualche minuto. Anche la mia compagna di stanza si è arrangiata nell’avvisare a casa del suo stato di salute, nonostante avesse ricevuto le stesse rassicurazioni.

I primi giorni post operatori sono stati i più difficili: nausea, pancia gonfia, dolori… un po’ di sconforto nei primi momenti è da mettere in conto. Poi però sono riuscita ad alzarmi, a camminare, ad avere quel minimo di autonomia che ti fa pensare che d’ora in avanti andrà sempre meglio. I miglioramenti si sentono soprattutto quando si torna a casa: hai i tuoi spazi, i tuoi tempi, ti prendi cura di te e soprattutto riposi! Per una settimana ho fatto anche fatica a leggere: il cervello era sconnesso, forse ancora per effetto di anestesia e antidolorifici, facevo fatica a capire le frasi che leggevo. Poi mi sono ripresa.

Ora sono passati quasi due mesi dall’intervento: riesco a fare praticamente tutto, anche le camminate a passo sostenuto, sento un po’ di fastidio quando mi chino, faccio ancora fatica a mettere pantaloni stretti (mi fa male a premere la pancia) e quando cambia il tempo sento delle fitte alla ferita. Ho fatto la visita di controllo, la dottoressa mi ha autorizzato a riprendere la vita normale, perché è tutto a posto e non rischio di danneggiare l’utero.

Ho ancora “un salsicciotto gonfio” appena sopra la ferita, non so se andrà via… aspettiamo. La pancia comunque è più sgonfia, omogenea, la guardo e dico “adesso sì che mi riconosco!”. Il ciclo è tornato subito regolare e non ho più le perdite abbondanti di una volta.Da quando ho fatto l’ultima visita, mi sento libera, sollevata, più serena, pronta a riprendere la vita di sempre. Con qualche accortezza, con un po’ di attenzione alla ferita, che è una cerniera tra il passato e il futuro.

Questa convalescenza così lunga che richiede la laparotomia è un esercizio di pazienza: sai che le cose si sistemeranno, ma non devi avere fretta, devi accettare il miglioramento giorno dopo giorno, accogliere anche lo sconforto di quando pensi di essere tornata indietro, perché poi ti riprendi e stai meglio. Un ottimo esercizio per chi ha fretta. E’ come vivere un viaggio tappa dopo tappa, come leggere un libro una pagina per volta. Io ho tenuto un diario dove segnavo, giorno dopo giorno, per 6 settimane, come mi sentivo. Ho smesso dopo la visita di controllo. Mi è stato utile, per restare in contatto con me stessa e tenere traccia dei progressi o dei peggioramenti.

E tra 6 mesi (me lo ha detto la dottoressa), posso pensare ad una gravidanza. 
Spero che la mia esperienza possa essere utile anche ad altre donne… grazie per avermi dato la possibilità di condividerla! A presto!!!

Che bella la testimonianza di Cristina! Mi sono ritrovata molto in ciò che racconta riguardo il post operatorio. La convalescenza dopo un intervento in laparotomia è davvero, come dice lei, un esercizio di pazienza. Io, che ho fretta sempre in tutto, non avevo mai considerato questo punto di vista!

Cara Cristina, un gigantesco augurio, con tutto il cuore, per il tuo progetto di diventare mamma! Facciamo il tifo per te e aspettiamo aggiornamenti!

Suiene chiede informazioni sull’embolizzazione a Napoli o a Roma

Ecco l’appello di Suiene, amica brasiliana che vorrebbe sottoporsi ad embolizzazione a Napoli o a Roma.

Ho 34 anni, sono brasiliana ma sono da 15 anni che vivo in Italia che oramai è diventata casa mia.
Nel 2017 ho scoperto di avere l’utero fibromatoso, sintomi erano sensazioni di gonfiore perdita di sangue tra un ciclo e l’altro e ciclo decisamente abbondante e doloroso, il mio mondo è crollato quando ho iniziato ad informarmi un po sul social e ho scoperto che potrebbe ostacolare una gravidanza (nn ho figli) i medici mi hanno sempre detto che nn era niente di che, e che dovevo solo stare sotto controllo. Il tutto è peggiorato quando quest’anno sono andata al solito controllo e si è scoperto che nn solo continuano a crescere ma aumentano anche di numero e come si non bastasse ho un nodulo anche nel seno.

Ho un fibroma sottosieroso di 4cm e altri tre di 3cm, e ci sono tantissimi altri ( nn sanno dirmi quanti di preciso) di 1cm e 2cm circa. Sono distrutta, perché sono andata da due medici con questi esami e mi hanno detto che nn posso fare nulla e che tra non molto dovrò togliere tutto l’utero, la idea mi terrorizza e distrugge il mio sogno di diventare mamma.

Guardando il blog vedo che molte di loro con la embolizzazione hanno avuto un po di speranza, spero di trovarla anch’io. Chiedo un consiglio, a indirizzarmi da chi mi potrei rivolgere a Napoli o anche nelle città vicine (anche a Roma se necessario), che mi possa seguire e magari effettuare la embolizzazione.

Grazie Eleonora…

Ho risposto a Suiene che potrebbe rivolgersi al dr Morucci, all’ospedale San Camillo di Roma. Qualcuna di voi può consigliare in bravo radiologo anche a Napoli?

Angela che vorrebbe parlare con chi ha scelto l’embolizzazione

Angela è molto giovane e combatte un fibroma sottosieroso ed alcuni fibromi intramurali. La sua ginecologa non è stata in grado di effettuare una diagnosi corretta e Angela adesso ha perso fiducia nei medici incontrati fino ad oggi.

Qui sul blog ha letto dell’embolizzazione e vorrebbe entrare in contatto con qualcuna di voi (ormai siete tantissime!) che ha scelto questa tecnica.

Ciao Eleonora, mi chiamo Angela, ho 28 anni.

Dopo alcune settimane di lettura del tuo blog, finalmente mi sono decisa a scriverti.

La mia storia è piuttosto recente, sebbene questi ultimi 4 mesi mi siano sembrati infiniti, esattamente come il mio ciclo! Per questo motivo, 2 mesi fa prenoto una visita ginecologica e la dottoressa (tra le più brave, a quanto dicono) mi diagnostica un fibroma sottosieroso di 4 cm; mi dice che l’emorragia non dipende da questo e mi prescrive la pillola Loette perché ho “le ovaie un po’ ingrossate”.

Inizio la terapia, il primo mese tutto ok, il secondo si presenta una forte emorragia, molti crampi e finisco in pronto soccorso. Qui ben 3 dottoresse mi dicono che “questa non è un’emergenza” e tra un rimprovero e l’altro scopro infine che non ho un solo fibroma, bensì più fibromi, di cui uno sottosieroso di 2 cm e altri intramurali.

Inutile dire che non nutro più stima per i medici che ho incontrato finora. Sono contenta invece di aver letto, grazie al tuo blog, che molte donne hanno potuto sconfiggere i loro fibromi grazie all’embolizzazione ed alle cure di Medici competenti. Ed è per questo che ti scrivo… avrei piacere di potermi confrontare con qualche donna che si è sottoposta a questo tipo di intervento…
Grazie della tua risposta
Angela

Visto che Angela è molto giovane, e per dovere di cronaca, vorrei farle presente di tenere in considerazione anche la diatriba “embolizzazione e gravidanza” perchè su questo tema ci sono molti pareri opposti.

Angela aspetta consigli da tutte le amiche del blog che si sono sottoposte ad embolizzazione, ed in particolar modo da quelle che poi hanno intrapreso una gravidanza. Scatenatevi!