L’intervento in Laparotomia di Luana

Luana è stata operata in laparotomia per la rimozione di ben 12 fibromi. Leggete la sua testimonianza, piena di coraggio e di speranza per tutte noi.

Ciao,
oggi voglio raccontarvi la mia storia e come ho scoperto di essere affetta da fibromi uterini.

Tutto è incominciato nel 2019 quando, durante un controllo ecografico di routine, la mia
ginecologa mi ha comunicato la presenza di un fibroma uterino intramurale di circa 4 cm e
di altri tre fibromi più piccoli (non ne ricordo esattamente dimensioni e localizzazione).
Allarmata dalle dimensioni dei miomi e forse anche per eccesso di zelo, il medico mi
consigliò di effettuare una risonanza magnetica con urgenza. Potete immaginare l’ansia
che provai nelle settimane che intercorsero tra la prenotazione e l’effettuazione
dell’esame; fortunatamente l’esito della risonanza escluse la presenza di una patologia
tumorale maligna. All’epoca io avevo 29 anni e non vedevo ancora all’orizzonte la
prospettiva di una gravidanza futura (ahimè sono ancora in cerca della materia prima),
pertanto, esclusa la possibilità che fosse qualcosa di più preoccupante di un “semplice
fibroma” la dottoressa mi consigliò delle visite di monitoraggio periodiche.

Ad ogni controllo sempre la stessa storia, i fibromi continuavano a crescere ma io non avevo grandi disturbi, solo qualche ciclo mestruale un’ po’ più abbondante ma, considerando la mia situazione
clinica (dimensioni e localizzazione dei miomi), secondo il mio medico avrei dovuto avere
molti più fastidi. Mi fu tuttavia chiaro dall’inizio che comunque sarebbe arrivato il giorno in
cui sarei dovuta intervenire chirurgicamente, ed infatti, all’ultimo controllo effettuato il
10/06/2021 il mioma più grosso aveva raggiunto i 10 cm di diametro insieme agli altri di 3,
7, 5 e 4 cm circa. La dottoressa fu quindi diretta e mi disse: “è arrivato il momento che
leviamo questi fibromi, con questo utero non potresti sicuramente avere una gravidanza !.”

E così tornai a casa con la consapevolezza che quel giorno era arrivato, ma da allora
iniziò solo una spirale di altri controlli e pareri medici compreso quello del mio ginecologo
storico che sentenziò “ non so se con questa situazione riusciamo a salvare l’utero, il
fibroma è grosso !”.

Parole forti che mi fecero cadere in settimane di sconforto e
depressione. Ci volle un po’ per metabolizzare che forse avrei dovuto levare l’utero e,
credetemi, non solo per il desiderio di diventare mamma ma anche perché l’utero è
sinonimo di femminilità; è l’organo che dona la vita ma è anche quello che ci caratterizza
come donne; era come mi stessero preannunciando la privazione di una parte
fondamentale dell’essere una giovane donna. Tutto ciò fu anche amplificato
dall’esperienza negativa che visse mia madre a 35 anni e che prepotentemente tornava
alla mente. Infatti, anche lei soffrì di fibromi uterini e fu costretta ad una isterectomia
qualche anno dopo la mia nascita , rassegnandosi così ad avere una sola figlia.


Tuttavia, non volevo arrendermi all’idea che nel 2021 nessun passo avanti fosse stato
fatto rispetto a 30 anni prima, quindi iniziai a documentarmi su internet sugli specialisti da
consultare e le eventuali opzioni terapeutiche alternative ma non senza ansia o paura per
l’eventuale risposta. In particolare decisi di ascoltare due pareri medici: quello del dottor
Legge
, direttore del reparto di ginecologia ed ostetricia dell’ospedale Miulli di Acquaviva
delle Fonti e il professor Scambia, direttore del reparto di ginecologia del Policlinico
Gemelli a Roma. Entrambi mi rassicurarono e proposero lo stesso approccio terapeutico
chirurgico in laparotomia; in questo modo si sarebbe potuto lavorare meglio, levare anche i
fibromi più piccoli e ricostruire l’organo.

Considerando i tempi d’attesa della sanità
pubblica, anche per via del covid, decisi di eseguire l’intervento in regime privato per poter
pianificare la data e organizzarmi al meglio con lavoro ed assistenza nel post operatorio;
non restava quindi che decidere a quale professionista e struttura affidarmi. In questo
caso ho seguito un pò l’istinto; infatti dal primo momento il dottor Legge mi ispirò molta
positività e fiducia e in più operava in Puglia, nella mia regione di origine, con molteplici
vantaggi sotto il profilo organizzativo.

Voglio tuttavia precisare che anche il professor Scambia mi ha fatto un’ottima impressione, unica nota negativa forse dovuta alla sensazione di sentirmi un po’ spaesata nella realtà enorme del Policlinico Gemelli.
Trascorsa l’estate con maggiore tranquillità ma sempre con il pensiero fisso all’intervento,
arrivò settembre e programmai l’operazione per il giorno 11/09.


Fui accolta benissimo in ospedale e anche il giorno dell’intervento fui accompagnata in
sale operatoria da un infermiere molto simpatico che fece di tutto per distrarmi nonostante
io fossi già abbastanza tranquilla. Dell’operazione ho ricordi saltuari essendo stata
sottoposta ad una anestesia integrata vale a dire un misto tra una epidurale e una
anestesia totale con una leggera sedazione; ma due cose ricordo chiaramente: una
sensazione di vomito che ha costretto il chirurgo a fermarsi un attimo durante l’operazione
e le parole del medico che diceva “Tra sei mesi possiamo pianificare una gravidanza”.
Al termine dell’operazione il medico mi spiegò che era andato tutto bene e che in realtà
avevano rimosso ben 12 fibromi; ebbene si da 4 certi ne hanno trovati e rimossi molti di
più ma l’organo era stato preservato!

Nonostante l’operazione non fosse stata una passeggiata io mi sentivo bene ma i fastidi iniziarono qualche ora dopo con un calo di pressione e un anomalo sanguinamento dal drenaggio endopelvico. Per qualche ora abbiamo temuto il peggio ma fortunatamente grazie ai medici e all’assistenza costante
degli infermieri la situazione rientrò evitando il rischio di una nuova operazione.

Come conseguenza dell’intervento ho sviluppato una grave anemia che mi ha
accompagnato nei giorni del ricovero in ospedale constringendomi anche a due trasfusioni
di sangue. Nonostante tutto, io mi alzavo, camminavo e mi sforzavo di mangiare seduta
con grande stupore dei medici che non si riuscivano a spiegare come riuscissi a stare in
piedi. Ancora oggi, dopo 2 mesi, non so bene quale fu il meccanismo che mi consentì di
reagire nonostante il dolore e la debolezza, ma quello che ancora oggi ricordo è che io
volevo essere forte, volevo reagire e uscire dall’ospedale.


Fortunatamente le trasfusioni sono state per me linfa vitale, hanno avuto un effetto
immediato, così dopo 5 gg sono uscita dall’Ospedale e sono tornata a casa con mamma e
papà coccolata e assistita durante la convalescenza. Non è stata una passeggiata il post
operatorio
, ma ogni giorno sentivo che facevo qualche passetto in avanti e piano piano
riuscivo a diventare più autonoma nelle attività quotidiane.


Oggi a distanza di due mesi, dopo controllo medico con esito positivo, ho ripreso
pienamente la mia vita, sono tornata a lavoro ho ripreso a fare sport a occuparmi delle
faccende domestiche; insomma ho ripreso in mano la mia vita ma con una
consapevolezza diversa dell’essere DONNA e con la speranza che il dolore provato e la
cicatrice che porto non siano stati vani ma che mi consentano quantomeno di avere una
chance per diventare una mamma in futuro. Non arrendetevi, informatevi dai medici,
cercate, documentatevi da fonti attendibili e seguite l’istinto che vi indicherà la strada
giusta. Quello che voglio fare appena possibile? Riprendere a donare il sangue, per
aiutare chi ne ha bisogno e ricambiare ciò che io ho ricevuto e mi ha ridato la vita.

Un grosso in bocca al lupo cara Luana per la tua nuova vita senza fibromi!

Alessia embolizzata all’Ospedale San Camillo

Alessia era destinata all’isterectomia totale, ma poi ha incontrato un medico che l’ha indirizzata al Dott. Stefano Pieri, che ha embolizzato il suo fibroma presso il reparto di Radiologia del San Camillo di Roma. Leggete la sua bella testimonianza!

Mi chiamo Alessia, ho 47 anni e sono di Roma.

Sono stata dimessa ieri dall’Ospedale San Camillo-Forlanini in seguito ad embolizzazione di un voluminoso fibroma uterino..

Problematica che mi tormenta da anni e contro cui ho dovuto combattere a lungo.

Dai 40 in poi, nelle varie visite ginecologiche ed ecografie transvaginali a cui mi sono sottoposta, sono stati sempre riscontrati miomi di considerevoli dimensioni che mi procuravano cicli abbondanti e sintomi da compressione, pesantezza al basso ventre e mal di schiena..

La sentenza senza possibilità di appello della maggior parte dei ginecologi che ho consultato era netta e spietata: isterectomia totale.

Immaginerete alla perfezione lo sconforto che mi ha sempre pervasa.

Solo un bravo medico ha avuto la delicatezza di informarmi, quattro anni fa, circa l’esistenza di un “nuovo” intervento mini invasivo che avrebbe potuto salvare il mio utero. L’embolizzazione del fibroma uterino, per l’appunto.

Mi inviò dal Dott. Stefano Pieri, al reparto di Radiologia del San Camillo Forlanini di Roma.

Il Dott. Pieri analizzò la mia condizione e, in seguito a risonanza magnetica con mezzo di contrasto, mi comunicò l’idoneità all’embolizzazione del fibroma.

La prima avvenne nel 2017. Da subito notai un’evidente riduzione della durata del ciclo da 10 giorni a 5). Stavo decisamente meglio. Ho fatto controlli annuali con risonanza e, dopo una iniziale riduzione del volume dei primi fibromi embolizzati, ho scoperto, durante la visita ginecologica annuale, dopo quattro anni, un nuovo ospite indesiderato di circa 16 cm. Perchè loro tornano, si riformano e crescono. Anche dopo una miomectomia, sia chiaro. La ginecologa di turno (ne ho cambiati almeno tre o quattro in questi anni) è stata nuovamente drastica, sebbene per nulla informata in materia. Miomectomia con asportazione della parte superiore dell’utero.

Non ho esitato un attimo. Ho richiamato il Dott. Pieri che, con le sue infinite professionalità e pazienza, mi ha nuovamente sottoposta a risonanza con mezzo di contrasto (il fibroma non misurava 16 cm bensì 10 ma era comunque troppo voluminoso e rischiavo crescesse ancora, non essendo ancora in menopausa e in balìa dei dispettosi estrogeni). Da lì, riconfermata l’idoneità, è stata programmata la nuova embolizzazione, effettuata martedì scorso.

Al momento non posso esprimermi del tutto, avendo i controlli per la verifica effettiva della riduzione del volume fra tre-sei mesi, ma la mia scelta e la mia fiducia in questa tecnica, praticata già da anni in diversi Paesi del mondo, resterebbero invariate.

Sarà comunque mia cura informarvi sui futuri benefici avvertiti.

La mia testimonianza è un invito a non arrendervi subendo la prima diagnosi.

Salvare l’utero spesso si può e si deve, ricorrendo alle aggiornate, sofisticate metodiche di trattamento praticate in Italia. La Scienza è stata protagonista di innumerevoli rivoluzioni.. Ignorarle significherebbe negare il progresso ed il rispetto per noi stesse in quanto donne.

Rivolgetevi con fiducia all’ospedale della vostra zona che pratica l’embolizzazione e affidatevi alle mani di un professionista. 

Ringrazio in primis il Dott. Stefano Pieri che mi ha operata e tutta la straordinaria equipe della Radiologia Vascolare ed Interventistica del San Camillo-Forlanini per la competenza che la contraddistingue.

A voi la mia complicità e il mio affetto.

Alessia

La testimonianza di Valentina: non rimandate l’asportazione di un fibroma!

Ecco la testimonianza di Valentina con un bel consiglio che condivido in pieno: se il vostro fibroma può essere rimosso non aspettate, toglietelo subito!

Sono appena tornata a casa da un ricovero per la rimozione del mio maledetto fibroma.

Il maledetto era grande 15 cm e mi hanno operata con laparotomia ( ho un taglio di quasi 18 cm al basso ventre)
Devo dire che ero terrorizzata prima dell’intervento, questo perché ho 35 anni e non ho figli, e avevo il timore che l’intervento si complicasse e il chirurgo fosse costretto ad asportare tutto l’utero.

Mi hanno fatto 2 anestesie, prima là lombare e poi la totale. L’intervento è durato un’ora e mezzo fortunatamente senza complicazioni. Il post operatorio è un po’ duro perché appena passa l’effetto dell’anestesia lombare i dolori diventano molto forti, è difficile sedersi e alzarsi, anche un minimo movimento diventa difficile se devi piegare l’addome. Comunque passerà presto e finalmente il maledetto e tutti i problemi che mi portava se ne sono andati.


Se volete un consiglio non aspettate come ho fatto io ma toglietelo subito, più piccolo è minore sarà dopo il dolore. In bocca al lupo a tutte !

La storia di Kristallo e del suo fibroma.

Utile, appassionante, ironica e densa di emozioni: ecco la storia di Kristallo e del suo fibroma.

Io e il Fibra.
Breve storia di un inquilino molesto.

Ho riflettuto molto a lungo se scrivere oppure no, ma alla fine ha prevalso la voglia di condividere la mia storia, poiché nel momento del bisogno ho risolto molti dubbi grazie a questo blog e dunque ora vorrei rendermi utile.
Ho 34 anni e a fine ottobre mi è stato diagnosticato un fibroma uterino esterno peduncolato di circa 15 cm che io ho deciso all’istante di chiamare “ il Fibra” per rendere la nostra convivenza meno odiosa.
Tutto ha avuto inizio il 26 agosto 2020, quando il mio dermatologo ha deciso di asportare un piccolo neo sospetto che avevo sul busto.
L’operazione è alla grande e ricordo di essere riuscita a gestire abbastanza bene la mia fobia nei confronti dell’ago, fobia che mi accompagna da sempre.
Una volta tornata a casa mi sono buttata sul letto e in quel momento inizio a scorgere un cambiamento della mia pancia:
aveva appena assunto le sembianze di una cupola durissima!

Panico.


Piccola digressione:

in famiglia abbiamo un’incidenza altissima di fibromi uterini e nonostante io abbia sofferto quasi sempre di dolori mestruali atroci, sono sempre stata tacciata di essere sempre troppo “ emotiva” e “perennemente stressata” poiché durante i controlli non è mai emerso nulla di strano.
Pensate che l’anno scorso la mia esasperazione ha raggiunto il livello più alto di sempre, tanto da farmi cercare i migliori specialisti riguardo alla diagnosi e alla cura dell’endometriosi, patologia che stava iniziando a calzare a pennello con i miei dolori.
Devo anche confessarvi che fino ad ottobre a nessun medico è venuto mai in mente di farmi un’ecografia pelvica interna, esame che forse avrebbe potuto segnalare la presenza di Fibra già diversi anni fa, dato che il mio poco adorabile inquilino era posizionato nella parte posteriore del mio povero utero.

Torniamo a fine di agosto…
Il piccolo e grazioso neo si è rivelato essere un melanoma superficiale che mi ha costretta a un nuovo prelievo cutaneo con conseguente dose supplementare di punti di sutura; in mezzo a tutto questo caos mentale la mia pancia a cupola non si è abbassata minimamente, nonostante la quantità importante di carbone vegetale prescritta dal medico di famiglia (!).
I cicli di settembre e ottobre stranamente si sono rivelati molto clementi, un po’ come la quiete prima della tempesta.

La situazione è cambiata radicalmente il 21 di ottobre, quando un’amica fisioterapista ha toccato con mano la situazione e suggerito di fare privatamente un’ecografia addominale il prima possibile.

Il giorno successivo io e il Fibra ci siamo conosciuti per la prima volta e al tempo lui si presentò come una massa gigante non ben definita, tanto da fare esclamare all’ecografista una lunga serie di “ Vacca boia!” giusto per aumentare la mia dose di ansia.
A questo punto sono entrata in un vortice velocissimo e senza ritorno.


Come prima cosa sono riuscita a farmi visitare in ospedale dove in cinque minuti il Fibra è stato catalogato e visionato come si deve e la sentenza anche se confezionata con parole gentili è stata molto dura: “laparotomia entro un mese, il fibroma deve essere asportato interamente per poterlo
analizzare in maniera approfondita.”
Gelo.
Il melanoma ha tracciato l’unica via per me possibile, poiché fino all’ ultimo si è temuto che il Fibra potesse essere un sarcoma e che i due avessero un qualche legame.
Per qualche giorno ricordo di aver ignorato la cosa, pensando di scappare molto lontano
(pensiero decisamente ingenuo nel 2020), ho avuto una paura tremenda ( anche se ho sempre finto un grande self-control…), poi finalmente ho deciso di affrontare la mia battaglia con consapevolezza e positività per arrivare al giorno “X” al meglio.
Ho curato l’alimentazione, ho visto un omeopata, mi sono informata con criterio utilizzando questo blog e i siti degli ospedali universitari, ho praticato yoga ( si è rivelato utile nella gestione dell’anestesia e quando la morfina è finita, perché che vi piaccia o no, l’amerete molto) e mi sono fatta coccolare, tanto, perché l’eterno problema di noi donne è sempre quello di mostrarci invincibili anche quando siamo interiormente sbriciolate.
Intanto la mia pancia si è gonfiata ulteriormente, facendomi sembrare una donna incinta di quasi sei mesi!

La gamba destra mi faceva male, mangiare senza nausea era diventato impossibile, ricordo ancora una stanchezza profonda e un incarnato color ghiaia.


Sentirsi in ostaggio del proprio fibroma è davvero una brutta sensazione!
Passo dopo passo ho affrontato analisi, risonanza, vari consensi informati (l’accettare il taglio longitudinale e il rischio di isterectomia è veramente complesso, sopratutto per chi come me non ha figli),sono quasi svenuta dal dolore dopo l’ultima ecografia, ma alla fine sono arrivata al 26 di novembre, il mio giorno “X”.
Sono stata operata all’ospedale Infermi di Rimini dal , a cui non posso far altro che aggiungere un altro feedback positivo; mi ha resa pienamente consapevole e ha svolto un ottimo lavoro.
Sapendo perfettamente a che cosa sarei andata incontro, sono riuscita a fidarmi al 100% e questo è fondamentale.
L’operazione è andata molto bene, il mio taglio è stato definito da un’infermiera “stupendo” ( io ancora non colgo tutta questa bellezza, ma solo rossore e un gran prurito…), ho mal sopportato come al solito gli aghi (puntura di eparina solo nel braccio!) e colgo ora l’occasione per ringraziare infinitamente il personale sanitario e le mie compagne di stanza, perché la loro presenza si è rivelata preziosa durante i momenti di sconforto provocati dall’assenza fisica dei miei affetti, a causa del Covid.
Sono rimasta sei giorni in ospedale, mi sono rimessa in piedi alla fine del secondo , ho detestato il drenaggio con tutta me stessa e se posso darvi un consiglio, evitate di starnutire perché potreste vivere un’esperienza piuttosto traumatica.


La laparotomia non è una passeggiata di salute ( la mia prima prima vicina di letto ha subito un’operazione molto più complessa della mia in laparoscopia e dopo un paio di giorni già saltava come un grillo mentre la sottoscritta sembrava essere stata investita da un rullo compressore); durante tutto il primo mese alcuni movimenti vi sembreranno complicati e faticosi, sentirete i punti tirare e poi patirete un dannato prurito, ma la sensazione di esservi liberate dal vostro o dai vostri inquilini molesti sarà impagabile.

Grazie alle calze antitrombo avrete delle gambe stupende e anche se vi sembrerà di avere l’energia fisica di un bradipo, vi sentirete mentalmente più forti che mai e la vostra pelle tornerà a essere meravigliosamente splendente.
E avrete vinto voi.


Alla fine il Fibra si è rivelato essere un classico fibroma di ben 18 cm;
nonostante lo spavento atomico, tutto si è risolto per il meglio.
Durante la risonanza hanno riscontrato la presenza di un altro piccolo inquilino intramurale, che è stato lasciato al suo posto, ma questa volta sono preparata a convivere serenamente con lui.
Se dentro di voi sentite che c’è qualcosa che non va, insistete, non siete solo emotive o stressate, forse avete davvero un problema!
Vi abbraccio e vi auguro tutto il bene possibile!

Kristallo

Fibroma di 20cm rimosso in laparotomia: la storia di Maria Andreea

Con il ritardo che ormai da un po’ contraddistingue i miei post (e che spero saprete perdonarmi) pubblico la storia di Maria Andreea, davvero piena di ottimismo e di speranza. E un grosso in bocca al lupo alla nostra amica per il suo desiderio di diventare mamma. 

Buongiorno, vorrei raccontare anch’io la mia esperienza a voi in quanto ai tempi , quando ho scoperto la vostra pagina avrei voluto trovare un caso simile al mio , ma a questo punto spero di essere io di aiuto a qualcuno. Mi chiamo Andreea, avevo 26 anni (oggi 28) quando ho scoperto di avere “qualcosa”. In quel periodo avevo una vita frenetica e stressante dal punto di vista del lavoro. 

Erano mesi che avevo le mestruazioni abbondanti ,poi inizió anche la perdita di qualche coagulo ma inizialmente non mi preoccupai in quanto il tutto mi durava 2 3 giorni. Il mio fidanzato continuava a dire che sono pallida , ma io giustificavo il tutto dando la colpa al fondotina. Un giorno ero uscita per andare a correre, ero abbastanza in carne, e sentivo un certo fastidio alla pancia in basso, ma non diedi troppa importanza anche se la preoccupazione iniziava un pó a salire . Riconosco di essere andata a controllare i sintomi su internet e tutti mi riconducevano ad un unico risultato: fibroma uterino. Sapevo che non dovevo autodiagnosticarmi , poi pensavo che essendo giovane magari non è il fibroma ma qualcosa di sicuro avevo e forse mi andava bene se era un fibroma. Iniziarono nella mia testa un sacco di paure, e andai a farmi degli esami ematici per controllare l’emoglobina prima di andare dal ginecologo (riconosco che la paura m impediva di agire razionalmente per andare subito da un ginecologo ). Una volta fatti gli esami ematici, mi chiama subito il laboratorio per recarmi in ospedale. Lí mi hanno comunicato di avere una emoglobina di 6,7 . Da lí mi mandarono in pronto soccorso con un codice giallo per forte anemia cronica e cosí inizió la mia “odissea” . 

Spiegai a tutti (medici/infermieri) che oltre ai sintomi delle mestruazioni non avevo nessun altro sintomo. La stanchezza la giustificavo con il lavoro. 

Loro erano molto preoccupati perchè non capivano la natura di ció che avevo. Nè la Tac nè la Risonanza magnetica spiegavano chiaramente cosa fosse. I markers tumorali erano leggermente mossi ma mi spiegarono che anche caso di fibroma uterino (tumore benigno) era normale averli cosí. Rimasi ricoverata per una settimana, mi furono trasfuse 3 sacche di sangue. A livello emotivo inizialmente ero andata nel panico in quanto avevo paura vedendo poi anche la reazione dei medici che non sapevano cosa fosse. Poi mi sono detta che sono stata io ad ignorare i sintomi per tanto tempo e che forse ho sempre saputo che cosa avevo in quanto il corpo mi comunicava, ero io quella a non ascoltarlo.. Allora ragionando cosí, l’istinto mi portava a pensare di avere un tumore benigno (fibroma) e non uno maligno. Speravo con tutta me stessa che fosse cosí. 

La successiva decisione da parte dei medici per vedere cosa avevo è stata poi la PET. Non vi descrivo le emozioni avute prima durante e dopo ma continuavo ad essere positiva. Dopo ore di attesa il risultato fu quello sperato : mioma uterino di quasi 20 cm. 

E anche da qui inizió un’altra odissea: il trattamento. Inizialmente per alcuni mesi feci il trattamento con Esmya come trattamento pre chirurgico (che me lo ridusse di qualche centimetro), che poi lo stesso anno fu tolto dal mercato; andai in crisi. Dopo un mese , le dimensioni ritornarono ad essere come prima. Cercai su internet dei trattamenti alternativi con ultrasuoni e trovai qualcosa al Niguarda di Milano. Lí pensai , se non conosco nessuno è meglio prendere un appuntamento con il primario della Ginecologia, è impossibile che non mi sappia indirizzare. 

Durante la visita, mi disse chiaro e tondo che mi devo assolutamente operare. L’intervento sarebbe stato da lí a luglio. E cosí fu. 

Fortunatamente è stata una delle esperienze piú belle della mia vita. Diciamo che c è stata anche una bella dose di “positività cieca” e “culo” (fa tanto il modo in cui imposti la tua mente di pensare). 

L’intervento è stato in laparotomia a cielo aperto con taglio di tipo “cesareo” (a due anni di distanza sotto gli slip si vede una cicatrice minuscola) di un fibroma di 1 kg e 200 grammi sulla testa dell’utero, ben delimitato. In stanza con me c era una signora che ne aveva tre di circa 6 7 cm in laparoscopia. Entrai il giovedi mattina e lunedi venni dimessa. Ci sono stati i soliti sintomi post operatori ma sopportabili ; l’idea di aver la pancia piatta mi estasiava. Subito dopo iniziai il trattamento con la pillola Zoely , in quanto avendo un utero fibromatoso cioè predisposto a formare fibromi, mi era rimasto uno di 1 cm e qualche millimetro, (Zoely mi aiuta a tenerlo controllato). A due anni di distanza è rimasto di 1 cm. Il ginecologo mi dice che appena voglio rimanere incinta , di smettere la pillola e provare. La speranza muore l’ ultima. 

Questa è la mia storia. Mi scuso per il modo in cui mi sono espressa dato dalla spontaneità del momento. Resto a disposizione per qualunque domanda.

Spero che la mia storia sia utile e di sostegno a tante donne ! 

Un abbraccio .

Maria Andreea..