La storia di Monica che cura le sue ferite emotive

<<Carissime ragazze e donne tutte, sono in convalescenza e vi racconto la mia storia nel caso possa essere d’aiuto a qualcuna o forse parlarne solleva me>>

Monica è una donna di 48 anni che 5 anni fa, durante la gravidanza, ha scoperto di avere dei fibromi uterini che fortunatamente non hanno compromesso nulla. Li ha monitorati e tenuti sotto controllo anno dopo anno; ha usato anche la spirale Mirena a scopo contraccettivo senza alcun effetto collaterale.

Purtroppo alcuni mesi fa uno dei suoi fibromi intramurali è cresciuto ed ha raggiunto un diametro di 7-8 cm. Monica ha vissuto un solo episodio di sanguinamento senza altri disturbi né anemia. Si è rivolta a diversi ginecologi per capire cosa fosse giusto fare e alla fine, poiché il fibroma non arrestava la sua crescita nonostante la presenza della spirale <<Ho deciso>>  scrive Monica <<e non certo a cuor leggero, di sottopormi all’intervento di isterectomia visto che l’ablazione mi era stata sconsigliata>>

L’intervento è stato eseguito in laparoscopia. Monica racconta di non aver sofferto dal punto di vista fisico ma adesso, le serve del tempo per curare le sue ferite emotive.

A un mese e mezzo dall’intervento Monica non vede quasi più le cicatrici sul suo corpo.

<<Per il resto>> scrive Monica <<Ci sto lavorando…>>

Grazie davvero Monica. Con poche e semplici parole hai condiviso con noi un momento così importante e certamente doloroso della tua vita mostrandoci, fra le righe, la voglia e la volontà di superare tutto, di stare bene.

Siamo certe che ci riuscirai presto! Un abbraccio

 

 

 

 

 

Sonia cambia vita dopo una difficile miomectomia

Sonia è una giovane donna di 37 anni che ha trasformato il dolore in opportunità.

<<Cercando soluzioni di ogni tipo, mi sono imbattuta in questo blog. Una parte di me si è aperta>> Scrive Sonia. <<E’ stato un tassello importante perché da qui è cominciata la rinascita con me stessa e con gli altri>>

Quella di Sonia è stata una convalescenza lunga e dolorosa. Ma la sua sofferenza, come vedremo, non è stata vana.

Il 14 ottobre Sonia ha subito un intervento di circa 4 ore per l’asportazione di tre fibromi uterini di 7, 5 e 2 cm.  Una miomectomia laparoscopica, ci scrive, convertita in mini laparotomia. 

Il risveglio è stato uno dei momenti più duri  a causa del dolore lancinante che non le ha permesso di riposare.  Un diffuso malessere non le ha dato tregua per circa sei giorni. Quando era ormai certa di poter camminare da sola ha avvertito come un blocco alle gambe accompagnato da un forte dolore nella zona pelvica.  <<Vedrai che è un blocco mentale, devi rilassarti>> Le dicevano.

Eppure, la prima  flebo di antidolorifico non ha avuto alcun effetto sul suo corpo. Diverse ore dopo è stata Sonia a dover richiedere la presenza di un medico che le ha poi somministrato tre cicli di un farmaco di cui  purtroppo non ricorda il nome. Con la determinazione di sempre, Sonia ha riprovato ad alzarsi. Non camminava ma, come lei stessa ha scritto <<strisciavo i piedi a destra e a sinistra>> nel tentativo di compiere qualche passo.

E’ dopo l’ultima flebo che Sonia finalmente riesce ad alzarsi e sente che è giunto il momento di tornare a casa. I suoi familiari sono felici ma increduli.

Tuttavia la sua lotta non giunge ancora al termine;  dalla  cartella clinica risulta : idrosalpinge (raccolta di liquido serioso all’interno della tuba uterina) e tuba destra parzialmente convoluta che la obbligano a circa venti giorni di convalescenza e all’assunzione,  per circa un mese, di Tardyfer e Folofill.

A casa Sonia prova comunque a camminare; giorno dopo giorno compie piccoli progressi. Prova e riprova senza arrendersi. Ma poi, accade qualcosa.

A causa di una dermatite seborroica, la sua dermatologa le consiglia di disintossicare l’ organismo, di eliminare il lattosio e di massaggiare la  cicatrice con un gel. Questo gesto apparentemente semplice e quotidiano, riesce in qualche modo ad abolire <<Una specie di distanza>> scrive Sonia << che si era creata tra me e quel taglio, ristabilendo così un contatto reale con il mio corpo>>

Partendo proprio da qui, Sonia comincia a riflettere sulla sua alimentazione e sugli ingredienti che contengono i cibi che solitamente acquista.

Prende coscienza del fatto che il suo corpo (il fegato in particolar modo) le ha sempre inviato segnali a cui lei non ha dato ascolto e per questo motivo sente che è giunto il momento di informarsi, fare ricerche sulle erbe medicinali, preparare delle buone tisane e ridimensionare il consumo dei grassi e degli alimenti dannosi.

Ogni giorno Sonia prova a variare la sua dieta: sceglie ricette vegane, crudiste, vegetariane e tante altre ancora. Questa sua nuova coscienza alimentare le permette di vivere meglio.

<<Dimmi cosa mangi e ti dirò chi sei>> scrive Sonia << Porta con sé una verità profonda>>

 

Grazie Sonia per la tua preziosa testimonianza. Siamo felici per il tuo lieto fine! Un abbraccio

 

 

La tenacia di Valentina che non rinuncia all’embolizzazione

Valentina ha solo 25 anni eppure combatte con tutte le sue forze i suoi 8 fibromi intramurali.

La sua storia è apparsa sul blog lo scorso aprile: in quel periodo Valentina seguiva una terapia prescritta dal suo ginecologo
che prevedeva Tranex e Primolut Nor. Le sue, erano mestruazioni abbondanti e invalidanti.

Pensando ad un possibile intervento, Valentina stava già valutando l’ipotesi dell’embolizzazione.

Di recente abbiamo ricevuto sue notizie. La lettera di Valentina comincia così:
Ciao Eleonora, ti aggiorno sulla mia situazione, purtroppo non ho belle notizie.
Ieri sono stata dal ginecologo e mi ha detto chiaramente che devo sottopormi a un intervento chirurgico, perché i fibromi sono cresciuti.

Nonostante Valentina si senta spesso scoraggiata e arrabbiata (e chi combatte i fibromi lo sa bene) non ha abbandonato le speranze che ripone nell’embolizzazione! Per questa ragione, si è rivolta al Policlinico Gemelli di Roma per prenotare una visita e per capire, una volta per tutte, se è una paziente idonea all’embolizzazione.

Il suo ginecologo le ha già detto che non vuole sottoporla ad una laparotomia (meno male!) e per questo motivo le ha consigliato un interevento in laparoscopia.

Come se non bastasse, la cura di progestinici non è andata a buon fine, ed oggi Valentina si ritrova ad assere “dipendente” dal Tranex a causa dei suoi continui sanguinamenti.

Tuttavia, uno spiraglio c’è: Valentina ha ottenuto un appuntamento al Policlino Gemelli. Una delle dottoresse che fa parte dell’equipe che si occupa dell’embolizzazione dei fibromi uterini, la visiterà a novembre.

In quell’occasione, Valentina avrà la possibilità di capire se è davvero idonea e pronta all’intervento!

Cara Valentina, siamo davvero felici per questa opportunità. Coraggio! La determinazione non ti manca e la tua storia lo dimostra. Attenderemo fiduciose l’esito della visita. Un forte abbraccio e a presto.

Eleonora e la sua battaglia contro le emorragie e gli effetti di Esmya

Eleonora ha 29 anni.  Ha scoperto il suo fibroma uterino durante una visita ginecologica.  Poiché i suoi cicli mestruali erano sempre abbondanti, la ginecologa di allora decise di prescriverle la pillola anticoncezionale Lerna dicendole che la cura ormonale lo avrebbe fatto rimpicciolire. Il fibroma di Eleonora misurava già 5 cm e, purtroppo per lei, le previsioni della dottoressa, furono tutt’altro che esatte.

“Durante i primi tre mesi di assunzione della pillola” scrive Eleonora “ho avuto emorragie costanti, abbondantissime… La dottoressa mi diceva  che era lo scombussolamento della pillola e che il corpo doveva abituarsi”

Eleonora decide di credere alle sue parole e stringendo i denti, cerca di condurre una vita normale.

Mese dopo mese, però, sente che il suo organismo sta cedendo alla stanchezza. Comincia a sentirsi sempre più debole, non ha più voglia di uscire, si addormenta molto presto la sera.

Ma non appena ritornano le emorragie, Eleonora decide di rivolgersi ad una seconda ginecologa grazie alla quale scopre che il suo fibroma è cresciuto ed ora misura ben 9 cm.

“La pillola anticoncezionale è una cura nulla per il fibroma le spiega la nuova dottoressa, e poi aggiunge: La massa è stata sottovalutata già alla prima visita.

E’ in quell’occasione che la ginecologa le parla di Esmya.

 

Le emorragie, il ricovero d’urgenza, e l’assunzione di Esmya

Purtroppo, le cose per Eleonora precipitano velocemente: le analisi del sangue le rivelano valori di emoglobina davvero bassi tant’è che viene ricoverata d’urgenza.

In preda al panico, non accetta trasfusioni di sangue ma opta per delle flebo di ferro, per dieci giorni. La cura fortunatamente funziona: Eleonora è fuori pericolo ed ora può affrontare il maledetto fibroma.

Con Esmya, però, compaiono anche i primi disturbi: gonfiore, ritenzione idrica, sbalzi d’umore, vampate di calore, e ancora ciclo abbondante.

A pochi giorni dalla fine della cura, il controllo ecografico ha mostrato una diminuzione del fibroma di pochi millimetri.

Eleonora ha deciso quindi di provare il secondo ciclo di Esmya mantenendo sotto controllo i valori del sangue.

Ha scritto di essere abbattuta, stanca,  tutto le sembra un incubo. I fibromi possono scoraggiarci, è vero, e cambiare il nostro umore come le nostre percezioni.

Ma sappiamo bene che sono sensazioni passeggere a cui non bisogna dare troppo ascolto.

Tuttavia, le parole di Eleonora celano anche una gran voglia di farcela e di arrivare, vincente, alla fine di questa lunga storia.

 

La situazione attuale

Di recente Eleonora è stata visitata da un chirurgo per valutare il tipo di intervento da eseguire.

Sta per concludere il suo secondo ciclo con Esmya e spera di essere operata subito dopo l’interruzione della cura per non dar modo al suo fibroma di poter crescere ancora.

Ha riacquistato fiducia, è più serena e ha interrotto la cura con il ferro. Le sono ritornate anche le forze ed ora non le resta che attendere l’intervento.

Non possiamo che inviarle tutto il nostro sostegno! Tornerai presto a Vivere la vita che vuoi, cara Eleonora.

Un abbraccio, restiamo in attesa delle tue buone notizie.

 

 

Gocce di lampone per la cura dei fibromi

Siamo venute a conoscenza dei numerosi benefici e delle incredibili proprietà del lampone grazie a Ornella che qualche mese fa ha scelto di condividere con noi la sua storia e la sua esperienza con le gocce di lampone, acquistate in erboristeria.

Ornella racconta di averle utilizzate per il suo fibroma di ben 8 centimetri e per il ciclo irregolare.
Risultato? In breve tempo il fibroma non è più cresciuto e il ciclo è diventato regolare.

Indicativamente, la posologia del gemmoderivato di lampone varia fra le 40 e le 50 gocce diluite in un po’ d’acqua. Ornella, ad esempio, ne assume 50 al mattino e 50 la sera.

E poiché il lampone è un rimedio che non presenta controindicazioni o effetti indesiderati possiamo definirlo, senza ombra di dubbio, un alleato prezioso, direi irrinunciabile.
Vediamo perché.

Innanzitutto la gemmoterapia utilizza, delle piante, solamente le gemme e i giovani germogli che, una volta raccolti, vengono lasciati macerare in una soluzione composta da acqua, alcol e glicerina.

Proprio perché si tratta di soluzioni idroalcoliche, i gemmotarapici si assumono in gocce.

Nello specifico, il gemmoderivato di lampone è indicato in casi di dismenorrea (mestruazioni dolorose), amenorrea (assenza di mestruazioni), menopausa precoce, cisti ovariche, fibroma uterino e vaginiti solo per citarne alcuni.

La gemmoterapia, inoltre, fa ricorso al lampone anche per contrastare i disturbi legati alla sindrome premestruale: sintomi non soltanto fisici, ma anche psicologici come gli sbalzi d’umore, l’irritabilità, l’ansia e la depressione.

Da tenere presente è anche l’infuso preparato con un cucchiaio di foglie e lasciato in infusione in una tazza per dieci minuti circa; bere l’infuso lontano dai pasti, inoltre, consente di beneficiare della sue proprietà diuretiche.

Ma perché i lamponi fanno così bene? Perché sono un frutto ricco di principi attivi; sono inoltre antinfiammatori, dissetanti, dalle proprietà antispasmodiche e decongestionanti. Contengono buone quantità di vitamine e sono soprattutto…Buoni!

Si, perché al di là degli ottimi prodotti ricavati dal lampone che ritroviamo in commercio, non dobbiamo dimenticare di mangiarlo questo frutto! Con i lamponi possiamo preparare confetture, torte, liquori, vini, gelatine e tanto altro.
Oppure, gustarlo semplicemente così, fresco, come un qualsiasi altro frutto: pare sia ottimo anche per i diabetici.

Tuttavia, non mancano le testimonianze di chi non ha riscontrato nessun particolare beneficio. Patrizia, ad esempio, che  scrive di aver fatto uso delle gocce di lampone per tre mesi circa dopo il trattamento con Esmya, ritiene che i risultati ottenuti siano dovuti al farmaco e non alle gocce. Pertanto, è intenzionata ad assumerle, in futuro, per scoprirne gli eventuali benefici.

Sandra, invece, le sta ancora assumendo.  Racconta di averle acquistate per contrastare i problemi legati alla sindrome premestruale e al ciclo irregolare.  E’ presto, dice, per parlare di risultati concreti, perciò andrà avanti con la cura.

E poi c’è Letizia chefiduciosa,  ha cominciato da poco mentre Elisa, ha scelto di assumerle affidandosi ad un omeopata esperto in fitoterapia, ma anche per lei,  nessun risultato. Almeno per il momento.

In attesa delle vostre testimonianze, direi…..Non resta che provare!